14 settembre 2019 - 1446
Faro di punta libeccio e PIZZO
TELEGRAFO
Percorriamo
i sentieri che occupano la parte meridionale dell’Isola di Marettimo portandoci
al Faro di Punta Libeccio e salendo al Pizzo Telegrafo.
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tuttavia non ho difficoltà ad autorizzarne la pubblicazione ed
eventualmente
anche a fornire file fotografici con maggior definizione. Scrivetemi:
mfgardini@tiscali.it
Zona: Sicilia – Isole Egadi
Gruppo: Isola di Marettimo
Mappe: mappe locali
Dislivello metri: 665 Tempi
ore: 5:30 Distanza Km: 14,3 Valutazione: E
Itinerario: Marettimo (0), Carcaredda (200), Faro Punta
Libeccio (60), Bivio Punta Ansini (185), Semaforo-Pizzo Telegrafo (500), Case
Romane (250), sento.9, Marettimo (0).
Partendo dal paese e dirigendosi a sud poco
prima del cimitero si trova la tabella che indica a destra la strada per
Carcaredda e Case Romane, strada che poco oltre lasciamo per imboccare il sentiero
che s’inoltra nel bosco e sale zigzagando. Superati i resti di un antico ovile
“mànnara” giungiamo a quota 205 e ci immettiamo nel sentiero che proviene da Case
Romane. Presa la direzione di Carcaredda avendo davanti il promontorio di Punta
Basano (Foto 1)
scendiamo attraverso una pineta giungendo al
luogo dove esisteva una fornace di calce “Carcaredda”, ora ampia area di
pic-nic. Noi vorremmo andare verso il
Faro di Punta Libeccio ma per errore prendiamo il sentiero che sale al
Carrello, poco male si tratta di una breve deviazione che ci porta a quota 230
e al punto dove è collocato un grande carrello di ferro invaso dalla
vegetazione. Ripresa la direzione di Punta Libeccio, su larga carrareccia
raggiungiamo il ponte di pietra con corrimano di ferro che attraversa il Canale
Za Nica, superiamo il bivio per la Spiaggia Cretazzo e arriviamo al faro di
Punta Libeccio (Foto 2).Costruito nel 1853,
il faro era, dopo la Lanterna di Genova, il faro più potente installato sulle coste
italiane, con una portata di 42 miglia nautiche.
Sotto di noi si estende nel
mare la sottile Punta Libeccio (Foto 3).
Lasciato il faro
ripercorriamo la carrareccia fino a quota 185 per prendere sulla sinistra il
sentiero per
Punta Anzini-Case Romane. È uno stretto
sentiero che punta molto ripido verso il centro dell’isola (Foto 4)
e che a m 425
si immette nel sentiero 4 che sale da Case Romane. Lo prendiamo sulla destra e
con una dolce salita di pochi minuti giungiamo ai 500 m della cima denominata
sia Semaforo che Pizzo Telegrafo. Semaforo: per l’edificio del 1888 del Genio Militare di
Palermo abbandonato nel 1912 a causa dei cattivi risultati conseguiti per la
fitta nebbia. Telegrafo: per un “telegrafo ottico”, costruito sullo stesso sito
poco dopo il 1816, durante il periodo borbonico. Quello che a noi importa però
non è tanto la denominazione di questa tondeggiante elevazione ma il fatto di
avere da questa cima una vista stupenda, siamo sulla verticale del paese (Foto 5)
e di essere circondati da una vegetazione
lussureggiante. Ripreso il cammino rientriamo al bivio col sentiero da cui
siamo saliti da Punta Libeccio e proseguendo sul sentiero 4 raggiungiamo Case
Romane. Lasciata la zona archeologica
prendiamo l’itinerario 9 per Carcaredda raggiungendo dopo una breve salita
nella pineta un’area di sosta con panche e tavoli. Proseguendo, il sentiero
munito di staccionata di protezione corre in quota dominando il paese di Marettimo
e raggiunge un’ampia spianata cespugliosa in cui individuiamo un bel esemplare
di rapace purtroppo ferito ad un’ala (Foto 6).
Raggiunto il bivio
col sentiero da cui siamo saliti al mattino lo ripercorriamo in discesa e nella
pineta possiamo osservare il terreno completamente “arato” dai cinghiali (Foto 7). Raggiunta la strada del cimitero rientriamo
a Marettimo.
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